Come sono riuscito a far tacere un bambino turbolento durante un volo senza dire una parola

Durante il mio ultimo volo ho vissuto un’esperienza che non dimenticherò facilmente.
Tornavo da un lungo viaggio di lavoro, completamente esausto. Tutto ciò che desideravo era un po’ di tranquillità e qualche ora di sonno prima di rientrare a casa.

Appena seduto, chiusi gli occhi… ma un rumore ripetitivo attirò subito la mia attenzione. Un bambino di circa sette anni, seduto dietro di me, colpiva il mio sedile con i piedi. All’inizio pensai fosse involontario, ma presto i colpi divennero più forti e frequenti.

Sua madre cercava invano di calmarlo. Anche l’assistente di volo tentò di intervenire, ma senza risultato. Il bambino continuava a parlare, ridere, muoversi.

Provai a ignorarlo, respirando profondamente, ma dopo venti minuti non ne potevo più. Non volevo litigare, ma dovevo fare qualcosa. Così ho deciso di agire con discrezione.

Ho aspettato che il bambino si sporgesse in avanti per guardare oltre lo schienale, poi ho reclinato bruscamente il mio sedile. Il bicchiere di succo che avevo sul tavolino si è rovesciato… dritto sulle gambe di sua madre.

La reazione fu immediata. Sorpresa e infuriata, la madre si alzò di scatto e rimproverò il figlio con tono severo. Il bambino, spaventato, smise subito di muoversi.

Da quel momento, il volo proseguì in un silenzio quasi assoluto. Chiusi gli occhi, finalmente sereno, sorridendo tra me e me.

A volte, il modo migliore per risolvere un problema non è parlare, ma agire con un pizzico di astuzia.

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