Ero davanti all’enorme edificio di vetro, il cuore mi batteva forte nelle tempie. Era il giorno del colloquio per il lavoro dei miei sogni. Mi ero preparato per settimane, immaginando ogni dettaglio: il mio sorriso, la stretta di mano, le risposte perfette.

Appena uscito dalla metropolitana, vidi un uomo anziano barcollare vicino ai gradini. Il suo viso era pallido, le mani tremavano. Cercò di dire qualcosa e poi cadde a terra.

Senza pensarci, corsi verso di lui, lo aiutai a sedersi e chiamai l’ambulanza. Rimasi al suo fianco, cercando di tranquillizzarlo e coprendolo con la mia giacca. Quando arrivò l’aiuto, sapevo già che ero in ritardo.

Mi presentai comunque al colloquio, ma la segretaria mi disse con un sorriso dispiaciuto:
— Mi dispiace, l’incontro è finito. Abbiamo già scelto altri candidati.

Uscii sconsolato. Avevo salvato un uomo ma perso la mia occasione. Quella notte non riuscii a dormire. Continuavo a chiedermi: Ho fatto bene?

Una settimana dopo ricevetti una chiamata.
— Buongiorno, qui è la società GlobalTech. Il nostro direttore generale, il signor Aramian, desidera incontrarla di persona.

Accettai, confuso. Entrando nel suo ufficio, rimasi senza parole: era lo stesso uomo. Ora portava un elegante abito e mi sorrideva con calore.

— Mi riconosce? — disse. — Quel giorno mi ha salvato la vita. I medici dissero che senza di lei non ce l’avrei fatta.

Poi aggiunse:
— Ho chiesto di trovarla. Voglio persone come lei nel mio team: persone che non ignorano chi soffre. Se accetta, il posto è suo. E… è anche migliore di quello che voleva all’inizio.

Le lacrime mi riempirono gli occhi.
A volte si perde qualcosa di importante per trovare ciò che ha davvero valore. Il bene, alla fine, ritorna sempre.

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