Ho tirato fuori dall’acqua il piccolo corpo senza vita di un cucciolo d’orso, ma ciò che è accaduto subito dopo ha cambiato tutto.
Camminavo lungo un fiume profondo quando ho visto qualcosa di strano sulla superficie. Un orsetto galleggiava immobile sull’acqua.
All’inizio pensavo che stesse solo giocando. Ma avvicinandomi ho capito: non si muoveva.
— Si è annegato, ho sussurrato, tendendo la mano.

La sua pelliccia era gelida, pesante d’acqua. L’ho sollevato con delicatezza, cercando di scuoterlo, di farlo respirare. Niente. Era completamente immobile.
Ma proprio quando stavo per adagiarlo a terra, un suono rauco uscì dalla sua bocca.
Feci un passo indietro. Il cucciolo si contrasse, il corpo teso come colpito da una scarica — poi aprì gli occhi.
Quello sguardo non era animale.
Le pupille dilatate, torbide, sembravano umane. Non respirava, ma mi fissava.
Feci un passo indietro. Dalla foresta arrivò un rombo grave, un richiamo profondo, quasi un lamento.
L’orsetto sollevò la testa. La sua pelliccia cominciò a seccarsi rapidamente, come riscaldata da un fuoco invisibile.
L’aria si fece densa, pesante. L’acqua ai miei piedi tremava.
Tra gli alberi si udirono rami spezzarsi — qualcosa si stava avvicinando.
L’orsetto fece un passo verso di me. Sul suo petto brillava un segno blu, simile a un’impronta di luce.
Guardò il fiume, poi me.
E con una voce flebile, quasi umana, mormorò:
— Ridammi…
— Ridarti cosa? — balbettai.

Nessuna risposta.
Sotto la superficie dell’acqua vidi un’enorme sagoma — un’orsa, gli occhi pieni di tristezza, che tendeva la zampa verso di lui.
Quando abbassai lo sguardo, l’orsetto non c’era più.
Solo piccoli cerchi d’acqua e una traccia luminosa che svaniva lentamente.
Da quel giorno non mi sono più avvicinato al fiume.
Ma ogni notte sento un respiro dietro la finestra…
Calmo. Profondo.
E l’odore di pelliccia bagnata mi riporta sempre a quel momento in cui un orsetto morto ha aperto gli occhi.