Il mio patrigno di 89 anni ha vissuto con noi per vent’anni senza spendere un centesimo. Dopo la sua morte, rimasi scioccata quando l’avvocato mi rivelò una notizia sconvolgente.

Quando mia madre sposò Victor, lui aveva già più di sessant’anni. Era un uomo riservato, silenzioso, dallo sguardo dolce ma distante.

Dopo la morte di mia madre, restò con noi. Non ebbi il coraggio di mandarlo via: era l’ultima promessa fatta a lei.

Passarono vent’anni. Victor non pagò mai nulla: né bollette, né cibo, né medicine. Passava il tempo nella sua stanza, leggendo giornali o scrivendo nel suo vecchio taccuino.

A volte ero irritata. Pensavo che approfittasse della nostra bontà. Ma ogni volta che volevo parlargli, qualcosa mi fermava. Forse il ricordo di mamma.

Un giorno non si svegliò più. Morì serenamente nel sonno. Lo seppellimmo accanto a mia madre. Pensavo che fosse tutto finito. Ma una settimana dopo ricevetti una chiamata da un avvocato.

— Sua madre? — chiesi.
— No, il signor Victor. Le ha lasciato tutto.

Rimasi senza parole.
— Tutto cosa? Non aveva nulla!

L’avvocato mostrò dei documenti: conti bancari, investimenti, proprietà. Cifre enormi.

In una lettera scritta a mano, Victor aveva detto:

“Mi hai dato un tetto e pace quando non avevo più nulla. Questi soldi non sono un premio, ma un segno che la bontà lascia sempre un’eredità.”

Lessi la lettera con le lacrime agli occhi. Solo allora capii che la vera eredità non erano i soldi, ma la gratitudine silenziosa di un uomo che aveva trovato finalmente una casa.

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