“Quando i lupi lo circondarono, capì che la natura non perdona la paura… Ma ciò che accadde dopo sfida ogni spiegazione.”

Jonathan Harper viveva in una vecchia baita ai margini della foresta. Dopo la pensione, amava la solitudine e il profumo di resina tra gli alberi.

Quella mattina sembrava tranquilla: un po’ di nebbia, il terreno bagnato, il canto del vento. Ma dietro quella calma si nascondeva qualcosa.

Un ramo si spezzò alle sue spalle. Jonathan si voltò — e il cuore gli si fermò. Dal buio degli alberi emerse un branco di lupi. Otto, forse nove.

Gli occhi gialli, fissi su di lui. Fece un passo indietro, poi un altro, ma gli animali si avvicinavano lentamente, silenziosi.

Senza pensare, corse verso un albero vicino, lasciò cadere lo zaino e cominciò ad arrampicarsi. Le mani scivolavano sulla corteccia umida, il respiro era corto. Un lupo si alzò sulle zampe posteriori e afferrò la sua scarpa tra i denti. Jonathan gridò, riuscendo a liberarsi per un soffio.

Il cuore batteva all’impazzata, le braccia tremavano. Sapeva che non avrebbe resistito a lungo. I lupi ringhiavano sotto di lui, pronti a balzare.

Poi, all’improvviso, un suono. Un rombo profondo, come un tuono proveniente da sotto la terra. I lupi si immobilizzarono, poi si ritirarono lentamente, uno dopo l’altro, scomparendo tra gli alberi.

Jonathan rimase immobile, incredulo. Scese piano, il respiro spezzato. Vicino alle radici del tronco vide un’impronta enorme, con quattro artigli lunghi. Non di lupo. Non di orso. Qualcos’altro.

Da quel giorno non mise più piede nella foresta da solo. Ma a volte, nelle notti di vento, gli sembra ancora di sentire quel rombo misterioso – lo stesso suono che, una volta, gli salvò la vita.

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