Aveva una paura terribile di non riconoscerla. Quindici anni non sono uno scherzo. È una vita intera compressa tra ieri e oggi.
Andrej scese dall’auto e inspirò profondamente l’aria fresca d’autunno. La vecchia scuola era la stessa: l’intonaco rovinato, il grande pioppo davanti al cancello.
Solo il tempo sembrava aver rimpicciolito tutto. Dalla palestra arrivavano risate e musica. Guardò il telefono — nessun messaggio da lei.

Ricordava tutto: lei seduta vicino alla finestra, che scriveva nel suo quaderno consumato; il suo sorriso quando lui cercava di parlarle. Katia.
Il suo primo amore, il suo eterno “e se…”. Dopo il diploma era partita. Aveva promesso di scrivere, ma non lo fece mai. Poi vennero gli anni, il lavoro, il matrimonio, il divorzio.
— Andrej? Sei tu? — sentì alle sue spalle.
Si voltò. Katia era lì, diversa ma con lo stesso sguardo luminoso.
— Katia… — sussurrò.
— Solo quindici anni, — disse sorridendo. — E tu non sei cambiato.
Passarono la serata insieme, ricordando, ridendo, bevendo vino. Lui la osservava in silenzio, temendo che potesse svanire di nuovo.
— Ti ho pensato spesso, — disse lei piano. — Ma la vita ha deciso diversamente. Un matrimonio, un figlio, un addio.
Lui annuì. Voleva dirle che aveva vissuto lo stesso, ma non trovò le parole.

Quando la festa finì, uscirono. Pioveva leggermente.
— Ti ricordi quel pioppo? — disse lei. — Ci riparammo lì dalla pioggia.
— Sì. Avrei voluto baciarti.
Lei lo guardò negli occhi. Quindici anni sparirono.
— E ora? — sussurrò.
Fece un passo avanti. Restarono soli, sotto la pioggia che lavava via il tempo.
Quando lei partì all’alba, Andrej sentì solo pace. Ciò che doveva accadere allora, era finalmente successo.