Durante la perquisizione il cane cominciò ad abbaiare forte contro un quadro: i poliziotti rimasero scioccati quando lo tolsero e videro cosa si nascondeva dietro

Nella vecchia casa alla periferia della città regnava un silenzio pesante. Le tende impolverate impedivano alla luce di entrare e sulle pareti pendevano quadri scoloriti.

La polizia era lì per un controllo legato al caso di un uomo scomparso. Il proprietario, un uomo magro sulla cinquantina, stava in un angolo con le mani sudate, visibilmente agitato. Ogni scricchiolio del pavimento sembrava rimbombargli nel petto.

Con loro c’era anche Ray, un pastore tedesco addestrato. Con passo cauto annusava ogni angolo: scantinato, soffitta, deposito.

Tutto pareva regolare. Ma appena entrarono nel salotto, Ray si immobilizzò. Il suo pelo si rizzò e lo sguardo si fissò su un quadro che raffigurava un paesaggio con bosco e fiume.

Il cane iniziò a ringhiare, poi ad abbaiare con insistenza. I poliziotti si scambiarono uno sguardo sorpreso. Il proprietario fece un passo indietro, impallidendo. Due agenti si avvicinarono. Notarono che il quadro non era dritto, come se fosse stato spostato di recente.

Uno di loro lo tolse dal muro. Dietro c’era un pannello di legno con uno sportello nascosto. Bastò un colpo deciso per aprirlo. Un odore di muffa e chiuso si diffuse subito nella stanza.

Dentro trovarono sacchetti con una polvere sconosciuta, mazzette di denaro e documenti ricercati da mesi. Ma non era tutto. In fondo al vano c’era una scatola di metallo.

Quando la aprirono, calò un gelo improvviso: conteneva gli oggetti personali dell’uomo scomparso – un orologio, un telefono, i documenti – e una fotografia in cui appariva accanto al proprietario della casa.

Quest’ultimo tentò la fuga, ma venne bloccato. Ray restava immobile davanti al muro, come consapevole di aver rivelato un segreto terribile. Grazie al suo istinto, un crimine nascosto con cura era stato finalmente scoperto.

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