Il subacqueo vide un treno arrugginito a venti metri di profondità

Sergej era un sub esperto, abituato a esplorare relitti dimenticati. Aveva affrontato le acque più pericolose, ma ciò che scoprì quel giorno cambiò per sempre la sua vita.

Nella baia del nord, i pescatori parlavano di un rumore notturno simile al passaggio di un treno. Sergej sorrideva a quelle leggende, finché una mattina decise di verificare.

Si immerse nell’acqua gelida. A venti metri di profondità, il silenzio era assoluto, interrotto solo dal suono del suo respiro. Il fascio della torcia rivelava sabbia, alghe e pietre. Poi vide un’ombra enorme davanti a sé.

Avvicinandosi, capì: era un vagone. Un treno intero, arrugginito, coperto di alghe. I binari scomparivano nel fondale. Toccò il metallo: la ruggine gli rimase sulle dita. Nessuno aveva mai parlato di una ferrovia lì.

Entrò. Dentro, i sedili erano rovesciati, i finestrini rotti, e il pavimento coperto di fango. Notò alcune vecchie valigie. Ne aprì una: dentro, una bambola d’infanzia con il volto crepato e gli occhi spalancati.

Un rumore. Un lieve stridio metallico. Sergej si fermò. Proveniva dal vagone accanto. Puntò la torcia: un’ombra si mosse, veloce. Sembrava umana.

Il panico lo invase. Cercò di uscire, ma una catena gli bloccò la gamba. Si liberò e risalì in superficie con il cuore che gli scoppiava nel petto.

Quando rivide le immagini registrate, tutto era lì: il treno, la bambola, i binari. Ma non quella figura che aveva visto nell’oscurità.

In seguito scoprì che cinquant’anni prima un treno passeggeri era precipitato in mare in quella zona. Non fu mai ritrovato. Ora capiva il perché.

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