La tempesta infuriava da ore, trasformando le strade in un deserto bianco. Il vento urlava come una bestia, e nessuno osava uscire. Solo un piccolo gattino grigio correva disperato tra la neve. Si chiamava Timmy.
Correva più che poteva, ma il freddo lo avvolgeva, mordendo le zampe e rallentando ogni passo. I fiocchi si trasformavano in ghiaccio sulla sua pelliccia. Poi cadde, esausto, in un cumulo di neve.
Il suo cuore batteva ancora, ma sempre più piano. Una lacrima gelata brillava sulla sua guancia. Intorno, solo silenzio.

Nel villaggio vicino, una donna anziana, Anna, notò che quella sera nessun gatto era venuto a mangiare. Preoccupata, prese la lanterna e uscì nella bufera.
La neve le tagliava il viso, il vento spingeva forte, ma lei continuava. Improvvisamente vide una piccola forma grigia nel bianco. Si avvicinò — e il cuore le si fermò. Un gattino era disteso lì, quasi congelato.
— Mio Dio… sei vivo, piccolo? — sussurrò.
Toccò il suo petto e sentì un debole battito. Lo avvolse subito nello scialle e corse a casa.

Lo scaldò con il respiro, gli massaggiò le zampine, gli diede gocce di latte caldo. Il tempo sembrava infinito. Poi, un piccolo “miao”. Un altro. Il gatto aprì gli occhi.
Da quel giorno, Timmy non uscì mai più. Restava accanto alla finestra, guardando la neve cadere, e a volte si stringeva alla mano di Anna, come per dire: basta un solo cuore buono per salvare una vita.