L’uomo chiese qualche minuto per salutare il suo cane, a cui restavano pochi istanti di vita, ma all’improvviso il veterinario notò qualcosa di strano

La stanza era silenziosa. Solo il respiro affannoso del vecchio labrador, Max, rompeva la quiete. Il suo padrone, Artiom, era seduto accanto a lui, accarezzandogli la testa e sussurrando parole che solo loro due potevano capire.

Max era stato con lui per tredici anni, nei giorni più bui e nelle notti più solitarie. Ora era giunto il momento dell’addio. La veterinaria, Anna, teneva la siringa pronta, ma Artiom la fermò con un filo di voce:
— Solo qualche minuto… voglio salutarlo.

Anna annuì e uscì. La pioggia batteva sui vetri. Artiom strinse Max a sé, sentendo il cuore del cane rallentare.
— Grazie, Max. Per tutto. Perdonami, se qualche volta sono stato duro.

Poi accadde qualcosa. Il corpo di Max si mosse leggermente. La sua zampa si posò sulla mano del padrone. Artiom trattenne il fiato.

Anna rientrò e si bloccò.
— Aspetti… — disse piano.
Sul monitor, le linee vitali ricominciavano a muoversi.

— Non può essere… il battito sta tornando!

Artiom guardò Max: il cane aprì gli occhi e lo fissò. Anna, incredula, controllò l’apparecchio — i valori miglioravano.

— A volte succede, sussurrò lei. È come se l’anima non volesse ancora partire.

Artiom sorrise tra le lacrime. Forse era solo un attimo in più, ma per lui era un dono.

Pochi minuti dopo, Max respirò profondamente, leccò la mano del suo padrone e si addormentò, sereno.

— Ti ha aspettato, disse Anna. Voleva che fossi con lui.

Quando il sole squarciò le nuvole, Artiom alzò lo sguardo e capì: Max non era andato via — era diventato luce.

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