L’anziano Nicola sedeva sulla sedia a rotelle davanti alla finestra della casa di riposo. Fuori, il tramonto d’autunno colorava il cielo d’oro e rosso.
Nel prato, la sua vecchia cavalla, Bella, brucava in silenzio. Erano stati inseparabili per tutta la vita: avevano lavorato, sofferto, sognato insieme.
Un’infermiera lo osservò.
— Vuole che la porti da lei? — chiese dolcemente.
Nicola annuì. Le parole ormai non gli uscivano, ma il desiderio di un ultimo saluto era chiaro nei suoi occhi.

La sedia cigolò sul sentiero di ghiaia. Quando Bella udì quel suono, alzò la testa, riconoscendolo. Si avvicinò piano. L’infermiera fermò la sedia accanto al recinto.
— Più vicino, — sussurrò lui.
La cavalla gli posò il muso sul petto. Nicola la accarezzò, sentendo la forza viva sotto il pelo ruvido. Ricordò il giorno in cui l’aveva comprata, la tempesta che avevano superato, e la volta in cui aveva salvato suo figlio ferito.
— Grazie, mia cara… per tutto.
La abbracciò. In quell’istante accadde qualcosa. Bella nitrì piano, il vento si fermò, e Nicola sentì un calore diffondersi in tutto il corpo. Il dolore sparì, e la stanchezza con lui.

Aprì gli occhi e vide se stesso giovane, accanto a Bella tornata splendente. Il sole dorava l’erba, il cielo si apriva luminoso.
— È ora di tornare a casa, — disse una voce.
Montò in sella, e insieme galopparono verso il tramonto.
Quando l’infermiera si avvicinò, lui era immobile, con un lieve sorriso e la mano ancora sulla criniera. Era partito nel modo che aveva sempre sognato — accanto alla sua amica più leale.