Non ricordava più da quanto tempo la sua vita era diventata un’attesa. Un tempo aveva una casa, un uomo dal sorriso caldo e mani che sapevano di pane.
Ma la malattia lo portò via, e con lui tutto ciò che aveva. Vendette la casa, poi i mobili, fino a restare con una borsa e un cuore spezzato.
Fu allora che lo vide — un cucciolo bagnato e tremante, nascosto sotto una vecchia recinzione arrugginita. Lei gli offrì un pezzo di pane. Il cucciolo esitò, poi si avvicinò. Due anime perse si riconobbero in silenzio.
Da quel giorno furono inseparabili. Ogni mattina lei sussurrava:
— Un altro giorno, piccolo mio. Ce la faremo.

La gente passava senza guardare. A volte ricevevano un sacchetto di cibo, più spesso solo indifferenza. Il cane cresceva, diventava forte, e la proteggeva con fedeltà. Nei suoi occhi c’era un messaggio muto: Non arrenderti.
Un giorno di pioggia, una donna si fermò davanti a loro.
— Vi ho visti ieri, — disse dolcemente. — Siete coraggiosi. Posso aiutarvi?
La vecchia strinse la zampa del suo cane.
— Aiutare? E poi domani sparirete anche voi?
La donna si inginocchiò.
— No. Lavoro in un rifugio. C’è posto per entrambi.

Lei guardò la recinzione, testimone delle sue notti fredde. Il cane la fissava, come per dirle: Andiamo. Si alzò, tremante, ma con un sorriso nuovo.
— Se lui può credere ancora in una casa… allora posso anch’io.
Camminarono via insieme, sotto una luce di pioggia che si apriva sul cielo. La vecchia recinzione rimase dietro, sfocata — come un ricordo che finalmente si può lasciare andare.